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Paliotto Conservatorio di Santa Chiara

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La Storia

Il Conservatorio di Santa Chiara, che fu collocato in un antico convento di monache clarisse risalente al XIII secolo, nasce nel 1785 grazie al Granduca Pietro Leopoldo, deciso a costituire una rete di istituti di istruzione ed educazione femminile in Toscana.

Possiede un vasto patrimonio immobiliare formato da terreni agricoli e case coloniche, che a fine Ottocento era accatastato per circa 1000 ettari e che ha costituito un valido sostegno per l’ente fino agli anni ’60, data che coincide con l’abbandono delle campagne da parte dei coloni. In concomitanza con l’impoverimento dei redditi agrari si verifica la lievitazione dei costi del personale necessario al funzionamento dell’educandato ed il crescente disimpegno da parte degli organi statali. Nel contempo, l’espandersi dell’istruzione a vari livelli, con la crescita della scuole nel territorio, elimina la necessità di provvedere, attraverso l’educandato, a quella istruzione ed educazione femminile fondamento dei conservatori toscani istituiti dal Granduca Pietro Leopoldo.

Con il Regno d’Italia l’istituto passa alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione e nel 1935 il convitto passa in gestione a un ordine religioso fino al 1975, quando ne viene disposta la chiusura. Il Conservatorio viene a perdere così la sua identità pur mantenendo la presenza di un semiconvitto per gli alunni delle scuole elementari, con servizio di doposcuola ed un pasto giornaliero. La sopravvivenza del complesso viene affidata sia ad una sempre più onerosa gestione dell’azienda agraria, sia all’utilizzazione impropria dell’edificio attraverso la locazione dei vari ambienti ad enti e privati con ricavi spesso insufficienti a coprire le spese di manutenzione e conservazione. Quando, agli inizi degli anni ’90, cessa anche l’attività agraria, occorre ripensare l’utilizzazione del patrimonio mettendo in grado il complesso monumentale di attrarre da sé i mezzi necessari al mantenimento.

In questi anni, la vendita di una casa colonica e di alcuni terreni, oltre agli interventi della Cassa di Risparmio di San Miniato, consentono di vedere realizzate importanti opere, come la ristrutturazione di varie superfici, la realizzazione di un impianto di imboschimento per oltre dieci ettari di terreni incolti e il restauro di affreschi e dipinti. Il tentativo di risalire alle origini storiche di un tale patrimonio artistico è confluito nel volume “Arte e Devozione nell’Antico Monastero di Santa Chiara” scritto da Graziana Giannoni.

Dalla metà degli anni ’90 il Conservatorio accoglie il Museo di Santa Chiara, che raccoglie arredi liturgici, tessuti ricamati dalle stesse monache nel corso della loro vita, il prezioso Reliquiario Buonaparte in ebano e avorio datato ai primi decenni del XVII secolo, oltre all’opera giovanile del Cingoli, Noli me tangere, e a due importanti croci dipinte.